Vorrei parlarvi dell’intervista che Bruce Clay ha fatto a Gary Illyes, il Webmaster Trend Analyst di Google, colui che ci osserva nell’intimità dei nostri ufficetti ( e dei nostri dati ) e uno dei principali sostenitori della campagna pro HTTPS di Google.
Come al solito, le sue affermazioni sono da prendere seriamente, ma allo stesso tempo con le pinze: è una persona sicuramente informata dei fatti, ma non sappiamo quanto determinata a fare chiarezza, quanto gli convenga che venga fatta.
Ad esempio, nell’intervista pur tessendone ampiamente le lodi non ha spiegato come grazie ad HTTPS sia molto più difficile per chi si occupa di sicurezza tracciare la fonte di unità pubblicitarie che trasportano malware sui network di advertising ( vi linko qui l’articolo molto interessante ), ma questa è un’altra storia!
Parliamo delle cose più interessanti che ha detto.
“Panda non è una penalità, è un aggiornamento dell’algoritmo principale di Google Search”
Partiamo con la prima dichiarazione interessante: Panda non è considerato da Google come una penalità, quanto un aggiornamento l’algoritmo principale.
E’, in poche parole, solo un altro modo che Google ha di giudicare la qualità del vostro sito insieme a centinaia di altri, attraverso i parametri che ormai tutti conosciamo riguardanti thin content, plagio etc. etc.
È nato per correggere situazioni dove ad esempio un sito si posiziona in modo molto prominente per query per le quali non offre contenuti veramente rilevanti e all’altezza. E se fosse aggiornato ad ogni crawl del nostro sito da parte di Google, sarebbe a tutti gli effetti un fattore di ranking come un altro.
Il problema del sistema Panda, che lo rende di fatto un sistema a parte rispetto al core algorithm, è la lentezza di implementazione, cosa che non gli permetterà, allo stato delle cose, di renderlo in tempo reale come lui stesso si era fatto sfuggire qualche mese fa.
Panda con ogni probabilità non diventerà mai real time ma si continuerà ad avere bisogno di refresh manuali ed effetti che si faranno sentire lentamente nel tempo, così come è avvenuto su Panda 4.2. E’ stata una decisione di Google ( Illyes lo dichiara proprio in questa intervista ) che difficilmente verrà sovvertita.
Rimarranno quindi siti in apnea, in balia di Google, per mesi e mesi. Ma voi non contate solo su Google come canale di generazione di lead, vero?
“Penguin diventerà real time… prima o poi”
Riguardo Penguin invece si parla di arrivare ad un punto dove a ogni nuovo crawl verrà riconsiderata una eventuale penalità proprio dal pinguino. Non sarebbe male!
Non fosse caro Gary che per far si che Google processi una richiesta di disavow dei link penalizzanti ci possono volere dai 3 ai 9 mesi ( parola di John Mueller ), sarei elettrizzato dalle tue dichiarazioni!
Certo, rimane valida la famosa massima: male non fare, paura non avere.
E non parlatemi di SEO negativa: è un’eventualità rara, quella di venire penalizzati, ancor prima che colpiti. E costa parecchio farla bene, non si parla di andare su fiverr e bona le. Leggetevi questo bell’articolo.
“Panthom, il fantasma, non esiste, è un aggiornamento dell’algoritmo principale”
Altra notizia emersa dall’intervista, è che Phantom invece è “probabilmente” un aggiornamento dell’algoritmo principale di Google. Notizia non sconvolgente, ma interessante. Se vivete aspettando un refresh credendo di aver risolto il problema che ha fatto si che Phantom vi abbia tolto traffico… non avete risolto! Sennò sareste tornati su.
“I SEO sovraottimizzano: basta seguire le guidelines (seguono cori angelici)”
L’intervista inoltre contiene un richiamo alle webmaster guidelines, poco sorprendentemente molto sdolcinato.
Illyes sostiene che tanti siti web tendono a posizionarsi molto bene senza troppa SEO seguendo semplicemente le linee guida: si parla come al solito di contenuti di qualità, link earning, e tutto quello che i “bravi webmaster” dovrebbero fare e non fare secondo Google”.
Il problema starebbe invece in un eccesso di ottimizzazione che alcuni SEO applicherebbero ai siti che curano.
Noi SEO ci facciamo troppe pippe mentali insomma! Insomma non servirebbe una consulenza SEO per ottenere risultati su Google, basta seguire il verbo!
Naturalmente non ci si aspetta di sentire nulla di diverso da un Googler, ma per mia esperienza ha in fondo ragione: esistono persone con una profonda conoscenza della propria utenza e nicchia in grado di produrre contenuti di grande valore rilevanza ottenere link e quindi posizionarsi discretamente, se non molto bene, senza particolare educazione SEO.
Mi vengono però in mente, molto rapidamente, due problemi che le guidelines non affrontano:
- Innanzitutto lo stato fuorilegge nel quale versano alcune SERP, per i motivi più disparati:
- perchè spammano tutti e quindi punendo tutti non ci sarebbero risultati rilevanti;
- perchè non girano soldi per big G e quindi non spreca risorse per gestirle;
- perchè nasci in Italia e Google sembra quello di 6 mesi prima in America, addirittura a volte sembra di sentire Jimi Hendrix al cafè Wha;
- I problemi tecnici che inficiano il lavoro del crawler, dei quali però i nostri amici webmaster talentuosi non sospettano nemmeno l’esistenza molto spesso;
Insomma Gary, non bastano le guideline, e non penso che mi ruberanno il lavoro molto presto. Direi che dormirò tranquillo ancora per un bel po’!
Articolo adattato dalla SEOttimana #13