Che noia ragazzi. Che noia alcuni di questi “SEO” italiani, la superficialità dilagante, il campanilismo. Che noia parlare di link building in Italia.
Premessa: questo post è stato scritto di getto ed è di un tenore parecchio differente da quelli che vedete scritti dal sottoscritto, ma mi sono un poco rotto le palle, per dirla in modo educato.
Immagino che molti di voi abbiano letto l’articolo di Distilled che tanto fa parlare negli ultimi giorni ( Marzo 2016 N.D. Emanuele ): si parla , in poche parole, di come Google dovrebbe in un futuro prossimo annunciare la centralità di RankBrain ( che mi pare già piuttosto centrale in senso lato, visto le risorse impiegate nello sviluppo ) a livello dell’algoritmo di search che noi tutti amiamo/odiamo. Ebbene, questo simpatico articolo ha scatenato l’onanismo mentale delle due squadre di ultras della SEO italiana:
- quelli che “PIU’ LINK PE TUTTI CHE SCRIVI A FA STI CONTENUTI“;
- quelli che “CONTENT LIBBERO“;
Tutti ne conoscete, ne avete tra gli amici, anche io purtroppo ( ma potrebbe essere il momento di fare pulizia ). Prima di passare alle cose serie permettetemi questo sfogo ( se non vi va saltate il paragrafo ).
(EDIT: a distanza di diversi mesi RankBrain ha preso davvero un posto centrale, ma nel processare le query “nuove” e mai viste da Google, insomma si è parlato tanto di una nuvoletta di fumo )
Fuffa generesciòn
Vi svelerò un segreto: molti di questi signori non hanno neanche letto l’articolo ( probabilmente non sono in grado neanche di comprenderlo ) ma si sono fermati al titolo per passare qualche minuto di grande ilarità con i propri compagnucci, rinfrancare le proprie anime ed insicurezze insieme ai propri compagni di banchetto.
Hanno il vizietto di aprire bocca solamente per avvicinare un poco di più chi gli sta intorno al concetto che più gli porta qualche eurino, e di far perdere tempo al simpatico guascone che vorrebbe magari capirci veramente qualcosa di più di questa SEO. Prendiamo ad esempio quelli che fanno salotto ridacchiando con frasi tipo “eeeeeh già ragazzi i link non servono più…ahahah!“: sono gli stessi che vedo vendere link al kg nei vari forum/community di vendita link e guest post. Bizzarro non trovate?
Quelli che invece gridano alla miracolosa redenzione di Guggol spesso sono gli stessi che poi portano in gloria qualsiasi articolo gli pare sia il caso di “spingere” per sembrare un poco più cool sulla propria bacheca, si sentono in dovere di scrivere e farsi “spolliciare” come va di moda dire tra i gggiovani.
Chiariamolo una volta per tutte: i professionisti veri che si concentrano sul content, e mi ci metto in mezzo ( a quelli che si concentrano sul content, sui professionisti veri lascio decidere a voi ) non hanno mai rinnegato l’importanza dei link nella SEO. Capiscono benissimo che ad oggi Google soppesa migliaia di segnali ( già, non sono 200 ) che variano di peso a seconda della query. E le metriche relative ai link sono parte integrante di tutto questo e lo saranno ancora per, probabilmente, molto tempo. Ma sanno anche che il discorso link e sopratutto come ci si approccia operativamente ad esso è un tema vario e complesso.
Detto questo, personalmente mi sono rotto le palle di queste banalità scritte per darsi un tono, di queste parrocchiette/squadrette che creano solo altro rumore che non serve in questo internet in “overload di fuffa” come ho sentito in un bel TED la settimana scorsa. Parliamo di cose serie.
Che ci dice allora l’articolo di distilled?
L’articolo dice, in buona sostanza, che Google dovrebbe dichiarare a breve che il buon RankBrain deciderà il peso dei vari segnali che il motore di ricerca considera ( e magari, aggiungo io, ne penserà di nuovi ) diventando il primo e più importante di tutti questi segnali, quasi un filtro ( EDIT: si sbagliavano ). Dice anche che l’importanza dei link la deciderà la macchina, e con ogni probabilità rimarrà alta, trovandomi d’accordo: come giustamente viene fatto notare, negli anni Google ha quasi certamente provato a considerare alternative alle metriche basate sui link, fallendo per diversi motivi. Ad esempio a causa della scarsa quantità di dati che la bassa adozione di Google Plus ha portato sui segnali dai social networks, o perchè più semplicemente l’esperimento non ha funzionato.
Ad oggi, questo sistema basato sui link da ancora la qualità migliore possibile dei risultati di ricerca. Ciò non vuol dire che la SEO, intesa come attività di ottimizzazione, si giochi tutta intorno ai link. Come dice uno dei commentatori ( si , ho letto pure quelli ):
It’s really simple. When a user types a search query, they are expressing a need for something. Your webpage needs to provide the best response to that need, a page so good that people would think Google were defective if your page weren’t ranked first. That’s how you do SEO.
Quando qualcuno cerca su Google esprime una sua necessità: il sito che porta la migliora risposta , quella che un utente penserebbe che Google ha sbagliato se non la trovasse in prima posizione. Bellissima definizione.
E’ proprio per questo che penso che a prescindere dal fatto che questa ormai famigerata dichiarazione di Google venga effettivamente fatta ci sia una riflessione importante da fare: Big G vuole a tutti i costi arrivare non più a “soppesare segnali” ma a “giudicare” direttamente le pagine in modo massivo. Google vuole superare l’odierno paradigma che crea queste SERP molto spesso deludenti ( anche se, facendo un giro dai competitor di Big G…) creando un sistema di giudizio il più possibile vicino a quello umano dei suoi quality rater. Non è una novità, assolutamente: le antenne in questo senso dovrebbero esservisi rizzate al primo sentore di “intelligenza artificiale” applicata ai motori di ricerca.
Che il segnale/algoritmo RankBrain, o chi per lui, cercherà di rendere Google non più un sistema che giudica mediante un calcolo mostruosamente complesso ma un vero e proprio giudice pensante mi sembra sia un fatto lampante a chiunque segua l’evoluzione del motore stesso. Sarà un giudizio sulla base di un “ragionamento” sui dati e non più un calcolo a darci l’output delle SERP, perchè a questo serve lo sviluppo di AI: per arrivare a giudicare in modo il più possibile “umano” ogni singola pagina che gli viene data in pasto.
Non solo i link ma il valore di ogni segnale lontano dall’utente, o che sia manipolabile, verrà inevitabilmente riconsiderato: Google si avvicina sempre di più all’utente, a comprendere il suo intento di ricerca e quindi , di riflesso, la sua soddisfazione ( dell’intento ).
(EDIT: qualche settimana dopo aver pubblicato questo articolo, è arrivata la “conferma” da parte di un ingegnere della Google search che ha tenuto uno speech incentrato sul come funziona Google , apritelo per leggervelo alla fine di questo articolo ).
Lo fa perchè gli conviene: più lo capisce, meglio riesce a tarare le sue pubblicità ad esempio ( che sono la gran parte del suo fatturato mostruoso ). Ogni passo che compie nella sua evoluzione, lo fa proprio verso l’utente.
I segnali “classici” in quanto tali, schietti, diventeranno vestigia di un oscuro passato, è naturale e inevitabile. A Google non piace essere manipolato. Quanto ci vorrà? Non sono abbastanza intelligente per dirvelo, purtroppo. Spero presto, penso non molto presto.
Riesco però a capire che :
- Se voglio investire sul lungo termine a livello SEO, devo investire sull’utente e sull’offerta del sito in termini di contenuti ed esperienza;
- Se voglio investire sul lungo termine a livello SEO, non posso concentrarmi su bug e loophole che verranno inevitabilmente scovati e risolti da gente molto più furba di me ( e del 99% dei SEO italiani e non ) che lavora sull’algoritmo di Google;
- Se voglio veramente ottimizzare l’impiego delle mie energie e risorse a livello di SEO, devo smetterla di giocare a manipolare qualcosa che Google andrà certamente, nel tempo, a svalutare, come i segnali off page e on page e concentrarmi su qualcosa che non mi strapperà mai ;
“Quindi Emanuele basta link? Guggol libbero?”
No.
I link sarebbero importanti anche se per assurdo non venissero più valutati: sono l’elemento fondante del web. La connessione. La rete è “la rete” proprio per queste connessioni. Io però smetterei di dannarmi per link in quanto meri portatori di PageRank, e mi concentrerei sui link che portano valore al mio sito, attraverso ad esempio:
- Il fatto che creano connessione e rapporti con altre entità del nostro specifico campo;
- Il fatto che portano effettivamente utenti sulla nostra pagina;
- Il fatto che portano utenti effettivamente interessati alla nostra pagina;
In tutta sincerità, i link sui miei progetti non li cerco facendo la classica “link building” da ormai un annetto. Qualche link in questo anno l’ho comprato per le SERP più “porcellone” e sregolate di Google, questo lo ammetto senza problemi. Ma l’ho fatto solo dopo aver fatto un lavoro sull’offerta del sito a livello approfondito ( che lo rende anche molto più sensibile a livello di posizionamento ai segnali quali i link ) che molto raramente non mi ha portato all’obiettivo in tempi ragionevoli. Ho fatto questo segreto fioretto, portandolo in grembo come una grande vergogna e stigma, e mi sono accorto che vivo molto meglio.
I link li faccio trovare direttamente ai miei clienti attraverso la loro attività, attraverso le loro relazioni, attraverso il content marketing che contemporaneamente crea valore, topicizza ( e quindi spinge a livello on page le pagine di tutto il sito ) e crea naturalmente link e menzioni ( e quindi spinge a livello off page ). Basta link fatti da me.
Concentro la mia attenzione e quella dei miei clienti su cose più interessanti e conveniente a livello di cost effectiveness ( perdonatemi ma visto l’orario notturno non mi viene la parola in italiano ) rispetto a creare segnali fini a se stessi, ad esempio sul come migliorare la propria attività, la propria offerta sul web, il valore dei contenuti, la struttura del sito e la sua UX, creare connessioni vere con utenti e altre entità sul web.
Secondo me il tempo è speso meglio nel cercare di creare motivi per farsi linkare piuttosto che a creare link di sana pianta.
I veri grandi SEO parlano come mangiano
Tenete a mente che i grandissimi della SEO parlano italiano, anzi, parlano come mangiano come si suol dire. Riescono a far arrivare al successo sulle SERP i propri clienti spiegando logiche e concetti, non tanto tecniche e tecnicismi, concentrandosi sul progetto.
Se usano strumenti complicati, lo fanno solo e solamente per capire al meglio gli utenti cosa vogliono, per poi darglielo.
Non perdono tempo a cercare il bug, l’escamotage, la scorciatoia tecnica per ovviare alla carenza della vostra offerta e della vostra strategia ( certo, se ci si imbattono, la studiano, non sono un ipocrita e non lo negherei ). Fanno crescere i progetti, aiutano i clienti ad avere una solidità tecnico/strutturale tramite la quale lavorare con serenità, li spingono a migliorarsi e ampliare i propri orizzonti.
Ai miei clienti non glielo dico però che non stanno veramente facendo link building in senso classico
Ai miei clienti non dico che non gli sto facendo fare link building: perchè se parlo di “non fare link building” si spaventano. Quelli “bravi” dicono che servono i link, come potrei destabilizzarli in questo modo. Faccio come il dottore che ti da la caramella invece che la pastiglia, ma te lo dice solo quando sei guarito.
Cerco in questo modo di ottimizzare il loro tempo.
Ottenere link diventa una conseguenza dello sviluppo del loro progetto. Invece di 10 link che portano solo pagerank ( o link juice o come volete chiamare il valore di autorità che i link passano tra di loro ), li spingo ad ottenere link che portano pagerank, utenti, valore, nuovi rapporti, a livello commerciale e sinergie di intenti.
Perchè i link servono, ma quelli che contano oggi e conteranno ancor di più domani sono quelli veramente sensati, importanti, pesanti, che possono e devono essere ottenuti portando avanti un progetto in modo veramente sano e valido. E non sono quelli che comprate in guest post da 20 euro.
In ultima battuta si fanno più soldini risparmiando tempo prezioso e concentrando le proprie energie sulle cose veramente importanti.
Precog time
Visto che questi commenti inevitabilmente arriveranno, preparo il terreno.
“Ahahah il solito pagliaccio che dice che ci si posiziona senza link!“
Vedo che hai letto attentamente l’articolo!
“Manu sei proprio un coglione, se ad un bel contenuto ci aggiungi la link building e vai di “grey” vedi come volano i progetti, e arrivano anche i link naturali! Il solito giardiniere rompipalle!“.
Certo! Funziona sicuramente, ed è sicuramente qualcosa di molto più sensato di tante altre strategie SEO, quello che voglio dire è che personalmente preferisco comunque concentrarmi al 100% sull’offerta, mi sembra sempre di perdere comunque tempo che potrei impiegare a rendere il mio sito sempre più utile e insostituibile per i miei utenti e per Google.
“Quindi io faccio dei bei contenuti e i link arrivano a pacchi? Vivi nel mondo dei pokèmon?“
Non funziona così. Esistono però altre modalità per arrivare ad essere considerati e ricevere link, tra le quali:
- Rapporti diretti ( mail o social per fare due esempi ) con link prospect interessanti, ad esempio.
- Essere presenti con i propri contenuti in community di rilievo, dove c’è gente in grado di interessarsi e condividere.
- Fare “link building” nel mondo reale tessendo rapporti direttamente in “real life“ ( questa funziona MOLTO bene ).
“Quindi sei un santo e non compri mai un link e non ne fai comprare? E in Italia che chiedono tutti soldi per sti cazzo di link?“
Non voglio essere ipocrita: come ad ogni altro consulente SEO mi capita di comprare o far comprare spazi , come guest post, dove inserire link. Ciò non toglie che penso si debba fare lo stretto necessario e che questo genere di link non possano essere lo zoccolo duro dei legami che il nostro sito ha con le altre entità in rete. Se succede questo, il nostro progetto ha qualcosa che non va a monte.
“Quindi sei un santo e non vendi guest post?“
Si ne vendo di guest post, ma se c’è l’occasione e l’intenzione di collaborare veramente non dico mai di no. E sopratutto ne vendo pochissimi ma di alto profilo.
Conclusioni, aforismi e massime
Ricordate che un sito veramente utile e che punta al 100% sulla sua utilità non perderà mai valore perchè punta già all “endgame” di Google, e se ne frega se i link diventano inutili o no.
Questione di cost effectiveness.
PS: che Link sia con voi
P.S. Hai visto che non scherzo quando dico che nei miei contenuti non c'è posto per la fuffa?
Tutto scritto da me, nessuno stagista e niente ghost writers. Se ne avrai voglia ci sentiamo al prossimo contenuto, io ti aspetto!
SEO dice
A me questo articolo è piaciuto tantissimo. Complimenti.
Forse, finalmente, vedremo in serp scendere di posizionamento quelle pagine che hanno poco contenuto ma molti backlink.
Emanuele Vaccari dice
Sarebbe bello, ma la vedo una cosa molto lontana, se mai avverrà sistematicamente !
Fausto dice
Grande Emanuele.
Anch’io punto al “giardino” e me ne vanto! Ha Ha!
Emanuele Vaccari dice
Ciao Fausto, non è solo questione di giardino, ma a tratti di arida economia del tempo
Rodolfo dice
Da “non Seo” (che comunque sto studiando) ma da semplice marketer direi che condivido pure le virgole. Personalmente non ho mai e dico mai comprato o venduto un guest post o un link. Ho sempre cercato di intessere relazioni con potenziali partner, e dare valore al mio target. Se questo sarà il futuro prossimo della Seo sarà un bel giorno 🙂
Ciao.
Emanuele Vaccari dice
Ciao Rodolfo, grazie del commento.
Io penso che sia già il presente sai 😉 ?
Rodolfo dice
Anche io ma non volevo esagerare :)))
Pamela dice
Ciao Emanuele,
io ho un’attività imprenditoriale basata sull’affiliate marketing e ti posso dire che i consigli dati da te e Francesco sono stati molto utili per posizionare dei siti per keyword remunerative senza usare link a pagamento.
Continuo a seguirvi in silenzio, ma sotto questo articolo volevo dare il mio “feedback positivo”, perché ho testato sui miei lavori cosa possono fare:
– un contenuto ottimizzato non per Google ma per gli utenti;
– le buone relazioni di settore.
Grazie e buon lavoro!
P.S. ma la sidebar scorrevole è un plugin o codice a mano? Ho acquistato anche io Genesis dopo i tuoi consigli e devo dire che è fantastico per velocità di caricamento.
Emanuele Vaccari dice
Ciao Pamela non sai quanto mi faccia piacere leggere di esserti stato utile in qualcosa!
Grazie per il feedback positivo, ogni tanto delle conferme fanno bene anche a chi guarda con diffidenza verso percorsi poco “ortodossi”, dove ortodosso purtroppo significa semplicemente “sdoganati per convenienza”.
La sidebar è un plugin che si chiama Q2W3 Fixed widget, fa il suo sporco lavoro!
Alessia dice
Bell’articolo, ma credo che la rivoluzione RankBrain richiederà ancora un bel po’ di tempo… Tempo affinché i clienti decidano di riservare un budget maggiore all’attività SEO (la digital PR costa di più), tempo affinché i consulenti SEO capiscano quali sono le tecniche più idonee per fare link building di qualità (in fondo sempre di LB si tratta..).
Emanuele Vaccari dice
Grazie Alessia!
Sperando che RankBrain non diventi Skynet come dice Bill Gates, si ci vorrà del tempo!
Io penso che tante attività riferite alla “link building” ( io non la chiamerei così ma SEO ed etichette si sono cose labili 🙂 ) possano invece essere svolte da un cliente adeguatamente formato, proprio perchè sinergiche con la vita di un sano progetto web.
Alessandro Giagnoli dice
Ciao Emanuele,
chi dice che la Seo è solo linkbuilding non è un Seo, come non lo è chi dice che è solo content. Come chi dice che non è utile conoscere codice html o status dei server.
Quel seo che per forza deve tira acqua al proprio mulino, non è un seo, al massimo è un pesce.
Ho scritto la stessa cosa qualche giorno qui http://www.pcprofessionale.it/news/internet/google-rankbrain/
Dicevo proprio: “In estrema sintesi possiamo dire che RankBrain di Google è un sistema di intelligenza artificiale che cerca di comprendere nel migliore dei modi il contenuto di ogni risorsa web, elaborarla e assegnare ad essa un significato il più possibile comprensibile a livello “umano” e aggiungevo: “Google da anni cerca di trovare soluzioni che non siano “manipolabili” da chi fa SEO e la generazione di link (o meglio di backlink) è stata fin troppo facile.”.
Anche io sono uno di quelli che il post di Distilled lo ha letto, portando questa conclusione: “Secondo Distiller, il processo di acquisizione e analisi dei backlink ora viene effettuato subito da RankBrain o questo sistema di intelligenza artificiale che, a quanto pare, è in grado di assegnare valori specifici ad ogni link e comprenderne quindi il reale valore determinante per assegnare il posizionamento di un sito su Google.”
Emanuele Vaccari dice
Grazie per l’intervento interessante Alessandro, leggerò con piacere il tuo articolo più tardi 😉
Francesco BrioWeb Russo dice
Ciao Emanuele, io non avevo ancora letto della “cervellone” di Google… a parte questo concordo con te su tutta la linea…
Emanuele Vaccari dice
Mi fa piacere Fabio!
Giancarlo D'Urso dice
Alessandro Giagnoli ha detto la cosa più interessante “chi dice che la Seo è solo linkbuilding non è un Seo, come non lo è chi dice che è solo content. Come chi dice che non è utile conoscere codice html o status dei server”.
Dunque il SEO, per raggiungere i suoi obiettivi, può usare diverse tecniche: a volte tutte contemporaneamente (quando è possibile), a volte concentrandosi solo su alcune di queste. Se tutto si limitasse al semplice link building, qualunque cliente potrebbe darsi al “fai da te”, ma con quali risultati ? A volte positivi, a volte negativi e questo deriva dall’esperienza che ho potuto constatare sul funzionamento di Google e dalle capacità economiche del cliente. Mi spiego: Google usa degli algoritmi (senza entrare nei particolari…come Panda, pinguini, o “animali vari”…che sinceramente mi vien da ridere quando leggo i retroscena di questi algoritmi) che stabiliscono le posizioni organiche. Abbiamo solo degli indizi (non certezze) che un sito fatto bene, possa essere ben valutato dai criteri di questi algoritmi. Tali posizioni organiche, però, valgono a parità di popolarità dei concorrenti. Se io produco enorme traffico (in qualunque modo, anche con pochi banner a pagamento piazzati su portali di enorme successo e che producono traffico sicuro o ad altissimo potenziale di conversione), le posizioni organiche se ne vanno a quel paese…il traffico diventa a quel punto l’unica discriminante che porta il sito a posizioni più elevate e nel tempo ad incidere sui parametri di quegli algoritmi. Questo spiega perchè a volte siti “schifosi” son ben più posizionati. Allora…il SEO deve conoscere tutte le tecniche, ma può portare risultati solo in relazione alle potenzialità del prodotto da posizionare e alla mentalità del cliente.
Emanuele Vaccari dice
Ciao Giancarlo, con discreto ritardo mi accorgo del tuo commento :).
Sono d’accordo, hai voglia a fare SEO se un cliente a) non collabora b) non ha chance sul suo mercato
Fabrizio dice
Ogni tanto c’è bisogno di alzare la testa dalla tastiera e svagarsi leggendo qualche scritto interessante. A volte gli sfoghi come il tuo fanno riflettere più di un papiello scritto con santa pazienza in qualche settimana o mese di analisi.
Momento a parte, credo che quel che hai scritto racchiuda una serie di verità.
I link sono e rimarranno attualmente un fattore importante del ranking. Possiamo essere bravi a snocciolare dubbi e domande, a dare risposte, ma in ogni caso BigG così come gli altri motori, hanno bisogno di capire se quei contenuti sono poi effettivamente utili.
Vorrei farti una domanda.
Arrivare in alto in serp significa poter permettere al motore di giudicare il comportamento degli utenti sulle tue pagine e quindi stabilire un peso del tuo contenuto rispetto ad altri (sono convinto che un contenuto ben fatto anche con pochi link rimanga a galla comunque).
Se ci basiamo sul fatto che attraverso i cookie il motore conosce quanto ciascun utente rimane su una pagina, come si comporta, se l’utente ci premia e chiude il browser (sogno di ogni seo) dopo aver avuto la risposta alla sua domanda.
Anziché sbattersi per creare una linkbuilding, non sarebbe più semplice effettuare un ADV per il tempo necessario a far creare una statistica al motore e poi lasciare che siano gli utenti a decretare se il contenuto è valido o meno?
Emanuele Vaccari dice
Ciao Fabrizio, innanzitutto grazie per il tuo interessante intervento.
Google ha tantissimi modi di raccogliere dati, te ne dico due molto grossi: Chrome e Android :).
Penso che il traffico ADV, e sottolineo in penso perchè non ho dati per confermarlo, viene considerato in modo differente, con metriche differenti e con fini differenti, penso sia anche logico che sia così.
Il comportamento dell’utente sul tuo sito può vederlo anche attraverso referral verso il tuo sito, come possono essere anche pochi link che ancora non spingono o addirittura, ma anche qui sto elucubrando, da link nofollow!
stefano dice
Grande!!!! E bellissimo il video finale di zelda!!!;)))
Emanuele Vaccari dice
Grazie Stefano, il tema del “viaggio” di Zelda ci sta nel nostro mondo, un’avventura piena di mistero 🙂