SEO e musica sono contemporaneamente sia madre e figlia, sia due sorelle.
- Madre e figlia, perché la musica è venuta molto prima della SEO, e ha saputo trasmettergli molto, anche se non tutto quello che può e poteva darle;
- Sorelle perché hanno molto in comune, e approfondendo la conoscenza di entrambe si nota come non ci sia il “salto generazionale” esistente tra genitori e figli, quanto una similitudine più vicina alla contemporaneità;
Ho voluto analizzare la loro dualità partendo dal fatto di aver notato che tanti bravi SEO sono anche musicisti. Non è un caso! La musica ha tanto da insegnare alla SEO, in positivo e in negativo.
Doverosa premessa: questo non è un post sognatore o fuffologico, dove voglio fare l’originale a tutti i costi o diventare “virale”.
Sono fermamente convinto che osservare queste similitudini sia molto interessante e utile per capire concetti fondamentali base di una SEO fatta come si deve.
Non sempre una checklist di “19 actionable ways” è veramente più utile nella pratica di una riflessione importante e profonda. Ma passiamo al sodo.
( Prima di partire a leggere, ti consiglio di far partire questa playlist 🙂 )
Una volta il bravo, sincero musicista era anche quello che vendeva
Personalmente amo gli anni ’60 e ’70, un periodo storico interessantissimo su tantissimi livelli, dal sociale allo scientifico, e sopratutto prolifico e inimitabile per quanto riguarda la musica, con la mia personalissima trinità: Beatles, Hendrix, Lucio Battisti. Proprio grazie alla loro esperienza vorrei approfondire queste due arti a me molto care.
Innanzitutto, i grandi musicisti di quegli anni avevano una cosa che gli ha permesso di divenire eterni: la sincerità e la spontaneità.
La loro musica era in larga parte sincera e spontanea, nata da un pensiero, una passione, un’idea proveniente dal profondo e sviluppata senza molti filtri o schemi, al contrario di tanti loro colleghi caduti nel dimenticatoio.
Anche se il produttore poteva decidere se pubblicare o meno una canzone in un ellepi, se l’arrangiatore poteva decidere di aggiungere strumenti e armonie ad una canzone, il cuore pulsante che rendeva il pezzo così bello e così di successo era frutto di sincerità , senza forzature date da chissà quali studi, calcoli o programmi.
Era sincera anche l’esecuzione, dove magari si rendeva la voce di Lennon in Lucy in the sky with diamonds più onirica velocizzandola, ma non si correggeva la nota stonata, il tamburo colpito 3 cm troppo a destra.
E’ la storia di tanti siti e blog che osservo avere successo, che magari poi mi chiamano per una consulenza SEO per fare un “salto di qualità”: pur tempestati di problemi, di imperfezioni, pur avendo la possibilità di essere migliorati nella forma, hanno già un seguito, e spesso una situazione già molto interessante e sorprendentemente sviluppata sui motori di ricerca.
Alla faccia, magari, di progetti più “seri” in quanto calcolati, studiati, mappati, analizzati.
Alla faccia di quelli che si perdono negli automatismi, nella ricerca spasmodica del colore giusto. Sono tutte cose importanti e interessanti, ma che devono poggiare su di una base di valore di tutt’altro tipo, che deve essere la partenza di ogni progetto ambizioso.
Al di là del marketing
Il misterioso, agli occhi dell’uomo di oggi, successo di un blog o di una canzone sincera, scritta senza spendere decine di migliaia di euro in analisi e marketing, è facile da comprendere se ci pensate: essenzialmente, la sincerità e la spontaneità entrano in armonia con il pensiero di menti e anime affini, interessate o stimolate dagli stessi concetti della canzone o del blog.
La sincerità e la spontaneità permettono una connessione diretta con desideri e bisogni della nicchia di utenti e ascoltatori che una canzone o un blog naturalmente puntano, alla quale punta una strategia SEO.
E certamente, se è facile capire che una canzone che parla in modo creativo e coinvolgente di due persone che si lasciano andrà a stimolare fantasia e sentimenti di tantissime persone che hanno passato o stanno passando un’analoga esperienza, decretandone quindi il successo, parlando di siti web e di posizionamento il discorso è certamente più complesso.
- Innanzitutto, sviluppare con sincerità e spontaneità un progetto web produce molto spesso documenti molto ricchi a livello semantico, dettaglio che per la mia esperienza è molto importante nella SEO ( anche se qualcuno continua testardamente a negarlo ): la possibilità di rompere gli schemi insieme alla conoscenza della materia e del suo pubblico permette, anche inconsciamente, di andare a toccare temi che a volte sfuggono anche al migliore dei software, trovare quella chiave di lettura tanto cercata da SEO che, come Francesco Margherita ( anche lui, ohibo, un musicista ) , che ne ha fatto una bandiera, parlano di trovare domande ancor prima delle risposte.
Sono cose che Google sa, delle quali tiene conto. Perchè la sua reazione è il frutto della raccolta dell’esperienza e delle esigenze espresse in tutte le conversazioni che scandaglia ogni giorno nel web. Sono una parte molto importante del voto che Google da ad ogni documento in fase di ranking. - Sviluppare in questo modo un documento web permette anche di essere diversi da tutti gli altri, sfruttando l’unicità della propria personalità, delle proprie idee e del proprio punto di vista: questo fa si che la pagina sia veramente d’interesse, in grado di raccogliere tantissimi segnali, come link e menzioni, da persone in grado di fruire, godere ed esaltarsi per questa unicità.
Perché è proprio lo slancio dell’emozione che farà si che voi possiate raccogliere questo genere di segnali in modo spontaneo ( se non fate emozionare l’altro webmaster con qualche decina o centinaio di euro 🙂 ) - La personalità espressa dalla sincerità e dalla spontaneita crea unicità, scaturendo quello che viene chiamato brand, il proprio marchio, la propria impronta. Se vengono effettuate delle brand search, per farla breve ricerche legate al proprio nome, si diventa quindi qualcosa di ancora più importante per Google di un sito che risponde bene alle domande degli utenti.
La musica di quegli anni è ancora oggi così amata perchè, invece che pensare ai numeri e ai dati di analisi di mercato, offriva qualcosa con sincerità, spontaneità e una squisita ingenuità ( e faceva girare comunque tantissimo denaro ), creando qualcosa di unico e vero.
Io non voglio dire di fare solamente ciò che ci piace, ma il fatto è che lo facciamo mediamente molto, molto meglio rispetto a quello che invece non ci stimola.
Buttiamo via l’analisi delle keyword allora?
Assolutamente no! Non mi stanco mai di dirlo: osservare e comprendere sono la parte più importante del lavoro di un SEO.
I musicisti di una volta, quelli bravi, avevano capito già, quando scrivevano canzoni per gli animi inquieti degli anni 70, l’importanza di interfacciarsi con i bisogni del pubblico, con i suoi desideri e la sua attualità.
Quelli che come il mio amato trio non si schieravano con politica, movimenti e mode, funzionavano perché parlavano da giovani per giovani: erano profondi conoscitori della loro nicchia. La loro ricerca avveniva dentro se stessi, ragionando su ciò che vedevano, provavano e vivevano.
Avevano l’ingenuità positiva e preziosa di chi vuole condividere qualcosa che difficilmente si può esprimere, come un’emozione.
Questo avviene allo stesso modo per chi decide di sviluppare un progetto web riguardo ad una propria passione: si conoscono intimamente le necessità della propria nicchia, ci si abbandona a riflessioni che possono scaturire unicamente dall’esperienza, impossibili da trovare con uno studio più o meno improvvisato della nicchia stessa.
E’ il motivo per il quale dico sempre che dev’essere l’imprenditore o il professionista a dare la scintilla per i propri contenuti: è lui a contatto con il suo pubblico, non il copy. La loro conoscenza viene dall’esperienza diretta, ed è inestimabile.
Una questione di nicchia ( e della scelta che si fa, la mia di non vivere a metà )
Come ho già detto, i musicisti degli anni 60 parlavano ad una nicchia gigantesca, i giovani, milioni di persone che fino ad allora non erano state rappresentate da nessuno ( l’intrattenimento passava dai programmi per bambini a quelli per adulti, così come la stampa, con una voragine nel mezzo ), e così fanno i blog spontanei e sinceri di successo, senza bisogno di un consulente SEO: spesso trovano una nicchia, probabilmente poco battuta, e ci si infilano, andando a riferirsi ad un pubblico molto specifico in modo praticamente inconscio.
E’ certo che, con tutta la passione, sincerità e spontaneità del mondo, un blog di cucina di una casalinga difficilmente svetterà e andrà a sbattere contro un muro fatto di big player praticamente imbattibili vis a vis.
Questo sopratutto perché il pubblico non è particolarmente interessato alla cucina in generale, bombardato com’è di contenuti sul genere. Non vuole l’ennesima minestra riscaldata ( scusate il gioco di parole ).
Cosa succede se la casalinga si scopre una maga nell’utilizzo del limone e fa un blog sulla cucina limone-centrica? O decide di fare un blog sul cucinare utilizzando esclusivamente tegami di rame.
Attirerà un pubblico specifico, e probabilmente avrà molte più chance di successo. E di essere soddisfatta del proprio lavoro, che è alla fine della giornata è ciò che conta.
Lezioni dai grandi musicisti del passato ( mancati grandi SEO )
Lucio Battisti è stato uno dei pochi a proporre pop di qualità stellare, innovatore con arrangiamenti e sonorità ricercatissime ( addirittura il signor David Bowie ha definito Anima Latina uno dei suoi dischi preferiti ) , testi ispirati e spesso controcorrente, sia con Mogol che con Panella e la mitica Velezia, pseudonimo di sua moglie per l’album E’ Già, una voce stridente e poco elegante a competere nel regno di Claudio Villa.
Si è distaccato dalla musica leggera tradizionale, dove contava solo la voce, e per svettare, competendo con tanti simili, potevi solo affidarti ad una magistrale esecuzione. Allo stesso modo, chi rompe gli schemi in una SERP competitiva, può svettare senza andare a sbattere la testa in battaglie a suon di link e altre metriche di quel genere.
Strutture diverse, contenuti da un altro punto di vista, contatto col pubblico differente: sperimentare può dare risultati incredibili.
Hendrix, beh, è Hendrix: ha fatto tremare le gambe a tutti i suoi colleghi chitarristi contemporanei, e prodotto le sonorità che ancora sentiamo nel Rock moderno, con suoni e armonie che hanno affascinato anche mostri sacri del Jazz come Miles Davis, ad esempio.
Ha anche reinterpretato successi come All along the watchtower del signor Bob Dylan, che Hendrix adorava ( il quale per altro ora suona la versione di Hendrix live).
Si può fare sul web una cosa già fatta e farla funzionare, facendola meglio, mettendoci la propria personalità, esprimendo il proprio talento. Se siete convinti, come Jimi, di poter fare qualcosa di già fatto ma in modo innovativo, di poter dire qualcosa in più, fatelo e metteteci il 120% di voi stessi.
I Beatles hanno “inventato” il beat, lo star system, per poi ritirarsi dalla scene e lanciare la sperimentazione anche estrema nel mondo del pop ( e forse, pure il pop, l’hanno inventato loro ). Quattro grandi musicisti, quattro grandi menti che hanno espresso loro stessi senza limiti.
E’ così che si diventa artisti immortali, e non burattini della major. Con l’indipendenza delle proprie idee.
E’ così che i blog riescono a diventare brand riconosciuti e riconoscibili, entità catalogate con una loro identità e un peso specifico ben diverso di siti che vivono su sistemi di linking che prima o poi saranno la loro rovina. Siti che attirano traffico brand, molto gradito a Google, che li valorizza.
Sono tutte strategie SEO valide e interessanti, che producono risultati assai più importanti e duraturi che agire a macchinetta inseguendo segnali. Pensateci.
Qualcosa è cambiato ( in peggio )
Purtroppo nel mondo della musica ci si è persi per strada: ora regnano le cash cow, personalità, spesso con talento, che vengono munte e bruciate sull’altare del dio denaro. Purtroppo si parla anche di persone senza talento, tenute a galla da mirabolanti tecniche di marketing ( per esempio moltissimo spam nei posti e momenti giusti ).
Fare soldi con l’arte senza fare arte: una vera schifezza.
Difficilmente oggigiorno la sincerità viene a galla nella musica, ma il problema in questo caso è a monte, in seno alle case discografiche, di certo non nel pubblico: viene plasmato il suo desiderio in modo subdolo, facendo anche leva su pulsioni che con la musica c’entrano poco, da chi la musica la fa. Accade anche con la SEO.
Posizionare siti privi di valore , che sicuramente rubano spazio a siti più meritevoli sui motori grazie a tecniche concernenti lo spam, che vanno in pratica a colpire i punti deboli e i limiti di Google, è una pratica comune, non dissimile da quello che accade nella musica. E purtroppo è remunerativa, o non sarebbe così comunemente praticata.
Ma non esiste sito che si regge per sempre sullo spam , e sopratutto niente di costruito su fuffa si potrà mai dire di successo, così come non esiste un musicista finto che rimanga nel cuore della gente, che venga ricordato.
Per chiarire: per me successo non è fare migliaia di euro su Adsense, e nemmeno spinnare un sito fino a vincere un Macchia Nera Award. Successo, per come lo intendo io, è costruire veramente qualcosa che dura nel tempo, che continua a dare oltre che a ricevere, che lascia il segno.
Successo è Sergeant Pepper’s lonely hearts club band , Electric Ladyland e Anima Latina, sicuramente non l’ultimo album del “big” di Sanremo dopo il reality televisivo ( uno spam televisivo 🙂 ).
Qualcuno faceva notare su Fatti di SEO qualche giorno fa che esistono molti casi dove si parte con lo spam per posizionare un sito, per poi rendere il sito “pulito”.
Ma questo rende ancora più chiaro il valore di sviluppare un progetto web con il supporto di qualcosa di meno etereo che della link building tiered : l’esperienza, la “ciccia”. Perchè non concentrarsi su di quello?
L’istintualità è ciò che unisce Google e il pubblico della musica
Trovo che il pubblico di un musicista e il motore di ricerca Google abbiano in comune una reazione istintiva verso ciò che gli viene proposto: per una persona, è l’emozione a guidarlo, per quanto riguarda il nostro amico e i suoi link blu, parliamo naturalmente di un algoritmo.
Un musicista tocca, inconsciamente o meno, le “giuste corde” ed entra prepotentemente nella vita del suo pubblico, vecchio e nuovo. Lo fa attraverso le idee, attraverso l’esecuzione, attraverso la promozione, una volta lasciata a radio e programmi TV, oggi sempre più affidata a contenitori come YouTube.
E sono questi i segnali che interessano a Google: idee/contenuti, esecuzione/comprensibilità del contenuto, promozione/segnali di autorità. Reagisce in modo automatico e “istintuale” a questi input, che per questo stesso motivo ci sforziamo, noi SEO, di conoscere sempre più a fondo.
Ma Google d’altro canto raccoglie sempre di più i segnali emozionali del pubblico di musicisti e non. Per questo c’è un gran vociare su User Experience e ranking, sui segnali sociali. Sta facendo il percorso inverso della musica, che invece dal naturale è passata all’artificiosità dei fenomeni del momento. Ma il punto d’incontro è chiaro.
Sicuramente per un motore di ricerca le metriche riferite all’esperienza dell’utente, alle domande e alle risposte, sono un segnale interessantissimo, anche se difficile da interpretare in modo puntuale con le tecnologie attuali. Ma la strada presa è questa, com’è logico che sia, se ci pensate.
E’ altresì logico che in futuro verranno ridimensionate metriche approssimative come i link, troppo facilmente manipolabili. Anche se il percorso della musica, purtroppo, mostra che addirittura la manipolazione di un’opinione sia fattibile. Anche i nostri cervelli non sono, purtroppo, macchine prive di punti deboli.
Coda
Ci sarebbero tantissimi altri punti da toccare, ma non voglio fare un trattato su SEO e musica, quanto dare alcuni spunti di riflessione, sopratutto in un momento dove vedo tantissimo interesse verso automatismi, tools più o meno magici e altre distrazioni da quello che ritengo il nocciolo del lavoro di un SEO e di un web master: perdersi tra le persone, e non tra i numeri.
Continuare a riflettere, come facevano i grandi, con gli strumenti sempre a portata di mano ( a noi SEO bastano carta e penna, il buon Jimi andava a ristorante con la Stratocaster ), su cosa può stupire, emozionare e rendere migliore la vita dei nostri simili. Un investimento che non andrà mai perduto.
E ora, musica!
P.S. Hai visto che non scherzo quando dico che nei miei contenuti non c'è posto per la fuffa?
Tutto scritto da me, nessuno stagista e niente ghost writers. Se ne avrai voglia ci sentiamo al prossimo contenuto, io ti aspetto!
Manca una citazione dei Pink Floyd.
Per vendere hanno sempre e solo fatto la “loro” musica.
E senza mai mettere una loro foto sulle copertine dei CD, ma realizzando le prime “infografiche” musicali della storia. La copertina come riassunto del concept del disco… in Atom Heart Mother solo una mucca, neanche il nome “Pink Floyd”.
Altro che personal branding !
Caro Nick, se dovessi citare tutti i grandissimi, non finirei mai. I Pink Floyd sono sicuramente un esempio lampante di “qualità senza compromessi” che ha fatto un grande ( e meritatissimo ) successo.
Emanuele, complimenti per l’articolo! Essendo io “musico” non potevo non apprezzare un post del genere. Mi hai incuriosito, anche se subito ho pensato che il parallelo fosse un po’ azzardato, ma leggendo mi sono accorto che hai saputo ben affrontare la tua ipotesi facendo un’analisi veramente interessante. Personalmente in quello che faccio ci sto mettendo il cuore, sto seguendo la mia Mission, e al momento poco mi importa della SEO: del resto cerco di concentrarmi sui contenuti e non sulle “statistiche”. Sono cosciente del fatto che prima o poi avrò bisogno di un esperto di SEO, ma ogni cosa ha il suo tempo. Interessante anche la citazione sugli automatismi che stanno andando tanto di moda… Beh, oggi o sei in un team con tante persone oppure avere una presenza su tutti i social più importanti è praticamente impossibile se non si utilizzano questo tipo di tools (probabilmente questa è una delle motivazioni per il successo di tali strumenti). Almeno questo è il mio approccio: automatizzo un post da g+ a fb perché meno tempo passo sul secondo e meglio sto (non mi piace fb…). So che altre realtà ne fanno un uso massiccio e programmato, solo che questa non è la mia visione al momento.
Quindi grazie dell’articolo e della condivisione.
Riccardo, ti ringrazio per l’apprezzamento!
Devo dire che l’articolo è uscito dalla mia testa come un fiume in piena, un po’ come quando scrivo musica, sono cose che sai già ma devi trovare la forma giusta per esprimere :).
Mi pare che il tuo atteggiamento verso il tuo progetto sia quello che piace tanto a me, quindi non posso che approvare, per quello che vale!
Come dici tu sui social è inevitabile, su larga scala, automatizzare il lavoro, ma si tratta sempre di invio e non di scrittura, direi che ci può stare :).
Il problema è quando dai alla macchina compiti che dovresti fare tu, come ad esempio essere intonato in un disco!
Personalmente preferisco di gran lunga una traccia sporca ad una finta ( per mia fortuna ci sento molto bene e certe cose le note, e danno fastidio! ).
Ottimo parallelismo che fa pensare 😉
Pensare a Battisti, Beatles o Hendrix è sempre buona cosa 🙂